Centomila abitanti, ventiseimila studenti, adagiata nel Salento terra di mezzo tra lo Ionio e l'Adriatico, protagonista di uno sviluppo a spinte contrastanti tra tradizione e modernità, Lecce vanta una fondazione precedente a quella di Roma.
Luogo ricco di opere monumentali in uno splendido stile barocco "nutrito" dalla locale pietra leccese famosa nel mondo, la città fu fondata, secondo la leggenda, da
Malennio, re dei Salentini e fondatore di Lupiae e Rudiae, e Idomeneo, re dei Cretesi, costretto ad approdare sulle sponde salentine perché sorpreso da una tempesta di ritorno da Troia. Proprio dalla patria d'origine di Idomeneo, la Lycia, sembra prendere il nome la città di Lecce.
Sebbene si debba ai Romani la fondazione di un vero e proprio municipio sul territorio di
Lupiae, esso dovrà subire la preminenza della vicina Rudiae, alla quale gli stessi Romani rivolsero maggiore interesse. Nel corso dei secoli dell'alto Medioevo, la decadenza è talmente avanzata che si perde qualsiasi traccia delle vicende locali: Lupiae viene ignorata a vantaggio di Otranto, luogo favorito dalla sua particolare posizione geografica e, dunque, strategica. Le invasioni barbariche, con il loro seguito di devastazioni, fanno il resto.
Un'inversione di tendenza si ebbe con l'arrivo dei
Normanni, quando la città fu protagonista di un generale benessere materiale e morale, divenendo peraltro sede di Contea. Tra le figure storiche significative per la storia della città, sicuramente bisogna segnalare Tancredi, amante delle arti e delle lettere, conte di Lecce e re di Sicilia tra il 1169 e il 1194, periodo in cui la città raggiunse un vero e proprio primato sull'intera regione, prima di ritornare in uno stato di decadenza con la dinastia Sveva. Con i Brienne, e in particolare grazie a Gualtieri VI, si ebbe una nuovo periodo di benessere.
Quando, nel 1356, la Contea passa alla dinastia degli
Enghien, comincia un periodo di proficui rapporti commerciali con Venezia, dalla quale si importano tessuti, vetri e legni artistici in cambio di frumento, olio e vino: preludio a successivi insediamenti di mercanti genovesi, fiorentini, greci e albanesi. Lo sviluppo economico, insomma, è davvero considerevole.
Chiusasi l'esperienza degli Enghien, il re di Napoli
Ferrante d'Aragona raccolse l'eredità di vasti possedimenti e delle tante ricchezze, sancendo la fine della Contea: Lecce diventa bene della Corona e città demaniale. Trascorse le vicende politico-militari a cavallo tra il 1400 e il 1500, il destino della Terra d'Otranto è guidato dall'imperatore Carlo V , che considera Lecce il baluardo più avanzato contro l'Oriente e perciò si fa promotore di un sistema difensivo rivolto alla città ed al territorio costiero, caratterizzato da torri e masserie fortificate.
Nel Seicento, secolo "eletto" per la città, si operano interventi di potenziamento urbanistico, ma soprattutto di esaltazione architettonica ed estetica sia laica che religiosa. Ne è artefice
Luigi Pappacoda, vescovo dal 1639 al 1670: attraverso il prestigio dell'arte barocca l'alto prelato riesce a rilanciare l'egemonia di Lecce sull'intero Salento, grazie anche all'architetto Giuseppe Zimbalo. Protagonista della seconda metà del 1700 è un altro prelato, Alfonso Sozi-Carafa, vescovo dal 1751 al 1783, che, sulla scia di Pappacoda, incise fortemente sulla vita ecclesiastica ed edilizia della città attraverso l'opera del suo architetto di fiducia, Emanuele Manieri.
Nel 1806, mentre Giuseppe Bonaparte conquista il Regno delle Due Sicilie, Lecce si arricchisce di una nuova edilizia di tipo residenziale che abbellisce i viali di recente creazione. La realizzazione dell'Università Salentina e della città nuova, sorta attorno alla piazza intitolata a Giuseppe Mazzini, è storia recente (1956).


Chiesa di S. Croce

Piazza Duomo

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